San Foca è un marina del comune di Melendugno, posta tra Torre Specchia Ruggeri e Roca Vecchia. Oggi si presenta come un grazioso e vivace borgo, caratterizzato da un porto turistico attrezzato, dalla torre cinquecentesca e da un gran numero di bar, ristoranti, esercizi commerciali e strutture ricettive.
Sia d’estate che d’inverno, San Foca permette di godere del suo ampio lungomare, che la attraversa tutta e che è molto frequentato: se volete mangiare un gelato vista mare, passeggiando con la famiglia o con gli amici, è il luogo ideale.
Ma che cos’è stato San Foca prima di diventare una ricercata meta turistica?
Il sito è frequentato da tempi remotissimi: le prime tracce di frequentazione si attestano tra la fine del Paleolitico e il Mesolitico (12.000-8000 a. C.) e consistono nei resti di diversi utensili in pietra, scoperti in una campagna di indagine archeologica negli anni ‘70. Più tardi, in età romana, si sviluppò un centro di pescatori.
Tutta la storia di questo luogo è già contenuta nel suo toponimo.
Foca, infatti, è nome tipicamente bizantino, appartenuto a imperatori e generali dell’impero d’Oriente: non è un caso che nel dialetto salentino San Foca si dica Santu Fucà, una pronuncia che ricalca esattamente quella bizantina Fokàs. In particolare, in Italia meridionale il nome si diffuse non solo in onore al Santo (vedi La chiesa di San Foca), ma anche in riferimento al generale Niceforo Foca il vecchio, che nel IX secolo d. C. rafforzò la presenza bizantina in Sud Italia.
Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente, la rinascita del paese, dunque, è da ricercare proprio nell’epoca bizantina, intorno al X secolo d. C. Da sempre, San Foca è borgo di pescatori. Persino nelle paludi, sviluppatesi nel territorio circostante, veniva praticata la pesca, come si legge in un documento del 1427. In quell’anno, infatti, Fino de Montefuscoli, esponente di una nobilissima famiglia salentina, vendette all’università di Lecce la palude di Cassano, sita a San Foca e nelle pertinenze dell’abbazia di San Niceta a Melendugno; quella di Cassano era un’antica palude che sfociava nel mare e dove esisteva una peschiera, un edificio adibito alla pesca.
I pescatori del luogo raccontano che, secoli dopo, anche il re delle Due Sicilie Ferdinando I (1759-1816), in visita nella terra d’Otranto, volle fare tappa a San Foca perché aveva voglia di pescare.
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